PENSIONE DI REVERSIBILITÀ

La pensione di reversibilità è una prestazione pensionistica erogata ai familiari superstiti di un pensionato o di una pensionata deceduti titolari di pensione diretta. Viene pagata con i contributi del deceduto o della deceduta. Non si tratta dunque di una prestazione assistenziale.

La pensione di reversibilità è uno strumento di sostegno pensionistico dedicato ai familiari superstiti di un pensionato (o lavoratore) deceduto, o del soggetto deceduto che ancora non ha maturato il diritto alla pensione. In questo caso il trattamento previdenziale viene definito “pensione indiretta” e spetta solo qualora il soggetto abbia maturato 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa o 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva, di cui minimo 3 nei 5 anni precedenti la data del decesso.

Istituita nel 1939 a tutela delle mogli che, dopo la morte del marito, restavano senza sostentamento economico, la reversibilità è stata estesa negli anni anche a mariti e figli.

Chi ha diritto alla pensione di reversibilità

Per il diritto alla pensione di reversibilità è necessario risultare, al momento del decesso del pensionato, a suo carico. Ossia non avere quei requisiti reddituali che l’ordinamento stabilisce per ritenere un soggetto autonomo dal punto di vista economico e quindi in grado di mantenersi da solo. La pensione ai superstiti infatti viene riconosciuta solo ai parenti a carico del defunto e pertanto mantenuti abitualmente dallo stesso.

Come funziona la pensione di reversibilità

Il diritto alla pensione di reversibilità è un autonomo diritto di natura previdenziale, che sorge in capo ai beneficiari con decorrenza dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si è verificato il decesso del pensionato. Esso trova la sua giustificazione nella solidarietà familiare.

La pensione di reversibilità spetta al coniuge superstite anche separato o divorziato se titolare di assegno divorzile, ai figli (anche adottivi o affiliati) minorenni o inabili al lavoro, studenti entro il 21° anno di età o 26° se universitari e a carico. Spetta anche ai nipoti a carico del pensionato alla sua morte e ai genitori e fratelli e sorelle del pensionato defunto, sempre se a carico.

Chi percepisce la pensione di reversibilità ha diritto, al raggiungimento dei requisiti, anche alla pensione di vecchiaia. Percepirà, quindi, il trattamento diretto (pensione INPS) e il trattamento indiretto (pensione di reversibilità).

Pensione di reversibilità: come si calcola

La pensione di reversibilità non prevede l’erogazione dell’intero importo che spettava al defunto.

Viene invece calcolata una quota percentuale della pensione che varia a seconda del grado di parentela dell’avente diritto al trattamento. Elenchiamo qui di seguito le percentuali:

  • 60%, se a beneficiarne è solo il coniuge,
  • 70%, se è erogata in favore di un solo figlio,
  • 80%, se gli aventi diritto sono il coniuge e un figlio o due figli senza coniuge,

100%, se ad avere diritto alla reversibilità sono il coniuge e due figli o tre o più figli.

Quando il coniuge ha diritto alla pensione di reversibilità

Il coniuge matura il diritto alla pensione di reversibilità dopo un mese dal decesso, anche se separato legalmente o divorziato. Questo purché titolare di un assegno periodico divorzile. La legge richiede la sussistenza di ulteriori requisiti, anche al fine di non ledere la posizione dell’eventuale nuovo coniuge, con cui lo stesso ha contratto le nozze dopo il divorzio.

Questi includono, oltre alla titolarità dell’assegno divorziali, anche l’anteriorità del rapporto da cui trae origine il trattamento pensionistico alla sentenza di divorzio e il non non passaggio a nuove nozze.

L’ex coniuge titolare dell’assegno post-matrimoniale, oltre alla pensione di reversibilità, ha diritto anche a tutte le indennità previste per il coniuge deceduto. Tra queste citiamo la rendita INAIL per malattia professionale e l’accesso al Fondo Vittime Amianto, nel caso in cui il coniuge deceduto sia morto in seguito ad una malattia causata dall’amianto.

Come dividere la pensione di reversibilità tra prima e seconda moglie

La legge n. 898/1970 che disciplina i casi di scioglimento di matrimonio, conferisce un autonomo diritto alla pensione di reversibilità sia all’ex coniuge che al coniuge superstite, qualora entrambi posseggano i requisiti richiesti dalla legge per la sua attribuzione.

Il terzo comma dispone infatti che “qualora esista un coniuge superstite avente i requisiti per la pensione di reversibilità, una quota della pensione e degli altri assegni a questi spettanti è attribuita dal Tribunale, tenendo conto della durata del rapporto, al coniuge rispetto al quale è stata pronunciata la sentenza di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio e che sia titolare dell’assegno di cui all’art.5 …”.

Quindi il legislatore ha stabilito che la pensione di reversibilità, in caso di concorso tra ex coniuge e coniuge superstite venga attribuita tenendo conto della “durata del rapporto matrimoniale”.

La Giurisprudenza, in seguito a sentenze in merito della Corte Costituzionale, ha affermato con sempre più enfasi che il criterio della durata del rapporto non può essere considerata l’unico parametro. Altri criteri cui riferirsi sono quelli utilizzabili nella liquidazione dell’assegno divorzile, come l’ammontare dell’assegno e le condizioni economiche dei coniugi concorrenti, oltre che la durata dei rispettivi matrimoni.

Pensione di reversibilità ai figli

Oltre che al coniuge e all’ex coniuge, come già accennato, la reversibilità spetta anche ai figli. Spetta sempre a i figli minori di 18 anni.

Ne hanno anche diritto i figli studenti di scuola media secondaria di età compresa tra i 18 e i 21 anni, a carico del genitore che è deceduto, purché non svolgano attività lavorativa.

Per quanto riguarda i figli studenti universitari la pensione di reversibilità spetta per tutta la durata del corso di laurea ma non oltre i 26 anni,. Sempre se a carico del genitore deceduto e purché non svolgano attività lavorativa.

La pensione ai superstiti spetta ai figli inabili, a prescindere dall’età, purché a carico del pensionato.

Reversibilità ai genitori

In alcuni casi la pensione di reversibilità spetta anche ai genitori, ma in questo caso il pensionato non deve aver lasciato in vita né coniuge, né figli, né nipoti.

I genitori, poi, dovevano essere a suo carico al momento del decesso, avere almeno 65 anni di età e non devono essere titolari di pensione diretta o indiretta.

Reversibilità a fratelli e sorelle

La pensione di reversibilità, in mancanza di coniuge, figli, nipoti e genitori, può spettare anche ai fratelli celibi e alle sorelle nubili, purché a carico del defunto e inabili al lavoro.

Durata della pensione ai superstiti

Il diritto alla pensione di reversibilità non sempre è a tempo indeterminato.

Per il coniuge cessa nel caso in cui egli contragga un nuovo matrimonio, con diritto, tuttavia, a due annualità della quota di pensione nella misura spettante alla data delle nuove nozze, una tantum e compresa la tredicesima.

I figli minori, come già detto, cessano di avere diritto alla reversibilità al compimento dei 18 anni. A meno che non siano studenti o studenti universitari, nel qual caso la soglia si eleva, rispettivamente, a 21 anni e a 26 anni di età. I figli inabili perdono il diritto se viene meno il loro stato di inabilità.

Lo stesso discorso fatto per i figli vale per i nipoti.

I genitori, invece, non beneficiano più della reversibilità se conseguono un’altra pensione. Mentre i fratelli e le sorelle se conseguono un’altra pensione, contraggono matrimonio o cessano di essere inabili.

Indennità una tantum ai superstiti

L’indennità una tantum è un trattamento che viene erogato in favore dei superstiti di quei soggetti che non hanno ancora maturato il diritto alla pensione, ma che erano assicurati e la cui pensione sarebbe stata calcolata solo con il metodo contributivo.

L’indennità viene corrisposta una tantum e l’importo corrisponde alla pensione sociale in vigore al momento del decesso dell’assicurato, somma che viene moltiplicata per il numero delle annualità di contribuzione che è stata accreditata in favore del lavoratore.

Quali sono i redditi non cumulabili con la pensione di reversibilità

La quota di reversibilità può essere cumulata anche con redditi personali, purché entro i 20449,26 euro circa l’anno. Se i superstiti possiedono redditi superiori, la somma di denaro erogata subisce una decurtazione variabile a seconda dell’ammontare del reddito. La decurtazione è pari al 25% in caso di importo superiore a tre volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti; del 40% in caso di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti; del 50%, se l’importo è superiore a cinque volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti.

La pensione di reversibilità è compatibile con i redditi da lavoro: dunque i superstiti possono comunque lavorare senza dover rinunciare all’assegno erogato dall’INPS.

A differenza però di quanto accade per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata, la pensione di reversibilità non è pienamente cumulabile con i redditi da lavoro: a seconda del reddito percepito dall’attività lavorativa, si applica una decurtazione dell’importo dell’assegno di pensione. In parole povere, maggiore è il reddito, più elevata sarà la riduzione dell’importo della prestazione pensionistica destinata al superstite.

Non sempre però la pensione di reversibilità si riduce. È prevista, infatti, una deroga al meccanismo che ne dispone il taglio in caso di presenza di redditi da lavoro. In particolare, la normativa stabilisce che quando oltre al coniuge superstite siano contitolari della prestazione coloro che appartengono al medesimo nucleo familiare (ad esempio i figli minori o inabili maggiorenni), non si applica alcuna decurtazione della pensione, che sarà erogata interamente, pur se in presenza di altri redditi.

Lo svolgimento di attività lavorativa o il possesso di altri redditi possono determinare riduzioni della pensione spettante al coniuge del pensionato o del lavoratore defunto. Sia la pensione di reversibilità che la pensione indiretta sono di regola pari al 60% della pensione percepita dal defunto, ma in presenza di redditi personali superiori a tre volte il trattamento minimo INPS, la quota erogata nei confronti del coniuge si riduce di una percentuale tanto più elevata quanto maggiore è il reddito.  

NOVITA’ PENSIONE DI REVERSIBILITA’ 2023:

Le novità relative alle pensioni introdotte dal governo a partire dal primo gennaio 2023 riguardano anche le pensioni di reversibilità. A seguito delle misure introdotte dall’esecutivo, infatti, dall’inizio di quest’anno andrà applicato un aumento complessivo dell’8,8%, composto da una rivalutazione piena del 7,3%, cui si aggiunge un ulteriore 1,5% come misura straordinaria una tantum per il 2023, che passerà al 2,7% nel 2024.

Con il termine rivalutazione si intende l’aggiornamento annuale degli importi pensionistici calcolato in base all’inflazione registrata l’anno precedente, pari, a fine 2022, al 7,3%. Si andrà dunque, con percentuali variabili, dal 100% previsto per gli importi fino a 2.100 euro lordi al mese, al 32% previsto per gli importi superiori ai 5.251 euro lordi mensili. Per fare un esempio concreto, una pensione di 1.000 euro al mese, aumenterà di 73 euro.

Con la rivalutazione, il trattamento minimo dell’assegno pensionistico ai superstiti, fissato per quest’anno a 524,34 euro mensili, dovrebbe raggiungere i 570 euro.

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